Candace, Venezia, Rossetti, 1740

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 NICETA e LAGIDE creduto Aulete
 
 NICETA
 Non confinò più strettamente mai
 col piacer il dolor che nel cor mio,
 caro Evergete, io trovo
400in te il german che piansi estinto; or quale
 gioia maggior, io perdo
 in te l’amante, o dio, qual maggior pena?
 LAGIDE
 Concedi almeno, o cara,
 che interamente io non ti perda; abbraccia
405una metà di me nel mio Lagide.
 Il rende di te degno
 la sua virtù; più degno
 il renda l’amor mio ch’oggi gli cede
 il dritto sovra i tuoi reali affetti.
 NICETA
410Servasi al primo cenno
 di tua sovranità; sarò, qual vuoi,
 sposa a Lagide allorch’io vegga il trono,
 in te la mano onde a me viene il dono.
 
    Contemplerò se il brami,
415nel volto al mio diletto,
 quel primo dolce affetto
 che mi legava a te.
 
    E gli dirò tremante:
 «Oh quante amare pene
420quest’anima costante
 provò nel cangiar fé».
 
 SCENA II
 
 TILAME e LAGIDE creduto Aulete e poi AMASI riconducendo NICETA
 
 TILAME
 Ah signor, sono in lega
 con Amasi le stelle; egli conosce
 in te Evergete; fuggi e ti riserba
425a destino miglior.
 LAGIDE
                                   O dei, tradito
 chi ha il grande arcano?
 TILAME
                                              Incerto...
 LAGIDE
                                                                 Ecco il tiranno.
 AMASI
 Niceta vieni; il figlio
 d’Agatoclea ti deve
 un gran piacer; vive Evergete e desso
430additare tel può.
 NICETA
                                 (Cieli che fia!)
 AMASI
 Vanne Tilame e de l’armate genti
 regola i moti ed il mio cenno attendi. (A parte a Tilame)
 TILAME
 Pronto, o sire, ubbidisco;
 (pietoso cielo il mio signor difendi).
 AMASI
435Aulete, il grave arcano
 da te dipende; ho prove
 de la tua fé.
 LAGIDE
                         De la mia gloria ancora,
 fellon, l’avrai; vive Evergete, vive
 il tuo spavento, il tuo gastigo, il tuo
440giudice, il tuo signore e quel son io.
 NICETA
 (Ah qual nuovo argomento al dolor mio).
 AMASI
 In mal punto il dicesti; a me quel brando.
 LAGIDE
 Eccolo, o traditor, ma inerme ancora,
 guardami e trema.
 AMASI
                                     A voi
445il consegno, o soldati.
 LAGIDE
 Ti abbatterò col braccio
 di tutto Egitto, a cui
 il nome d’Evergete occupa il core;
 ti guizzerà la morte
450in ogni tazza; in ogni sonno avrai
 un’insidia compagna, in ogni passo
 il margo del feretro;
 e nodrirai nel cuor che porti in petto
 furie di rei tiranni
455l’orror, la gelosia, l’odio, il sospetto.
 AMASI
 D’un Evergete è degna
 l’importuna baldanza;
 su via, vedrem se il cielo,
 l’ombra d’Aprio, l’Egitto
460basteranno a rapirti
 dal mio furor; ancora
 che d’armi io fossi e di valore ignudo,
 contro cotanti sdegni
 del cadavero tuo mi farò scudo.
 
465   Morrai superbo, audace,
 di tue minaccie ad onta,
 vedi; la mano è pronta
 il fulmine a scagliar.
 
    Un’alma pertinace
470non merita pietade,
 tutta la crudeltade
 preparati a provar.
 
 SCENA III
 
 LAGIDE creduto Aulete e NICETA
 
 LAGIDE
 Begli occhi di Niceta,
 a cui date l’onor del vostro pianto?
475Se ad Evergete, o quanto
 debbo a la mia grandezza; e se ad Aulete
 quanto debbo al mio amor.
 NICETA
                                                    O caro sempre
 martirio del cor mio, ti perdo amante,
 ti ritrovo german; germano ancora
480perderti io debbo? A tante
 pene è pur poca una sol alma.
 LAGIDE
                                                        Eh cara,
 dobbiamo al sangue nostro
 una virtù, che al basso
 volgo sovrasti, esercitiamla in questo
485giorno fatal; ti basti
 saper ch’io muoio grande e muoio tuo.
 NICETA
 Tu morir, Evergete?
 Aulete, tu morir?
 LAGIDE
                                   Muoio Niceta;
 quale principe il debbo;
490e quale amante il voglio;
 non mi sia colpa e non mi sia bassezza,
 se nel punto crudel del morir mio,
 sarà l’ultimo accento
 e del labbro e del cor, Niceta, addio. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 NICETA e poi CANDACE
 
 CANDACE
495Niceta.
 NICETA
                 Ah genitrice.
 Amasi già in Aulete
 ravvisò d’Aprio il figlio e questi reca
 la cervice real sotto a la scure
 del barbaro tiranno ostia gelosa.
 CANDACE
500Figlia, nel mio dolor tutta non perdo
 la mia speranza; ho forse
 di che formar riparo
 nel periglio imminente ad Evergete.
 NICETA
 Ma perché mai d’incestuosi affetti
505nodrirmi il cor? Tu stessa
 mi stimolasti pure
 agli amori d’Aulete.
 CANDACE
 Del mio cauto pensiero un dì saprai
 gli alti disegni.
 NICETA
                              O dio,
510io l’ho perduto amante
 e son vicina a perderlo germano.
 CANDACE
 Chi sa? Cresce la fama
 del viver suo; del Marte egizzio freme
 minacciosa a suo pro la fede armata;
515ma tutto è men del grande
 pensier ch’io chiudo in petto.
 La ruota di fortuna
 girerà, sì, per noi meno severa;
 in me confida amata figlia e spera.
 NICETA
 
520   Tu vuoi ch’io speri
 ma i miei pensieri
 non trovan calma
 né sa quest’alma
 come sperar.
 
525   Veggo d’intorno
 torbido il giorno
 e il fosco velo
 che copre il cielo
 mi fa tremar.
 
 SCENA V
 
 CANDACE e poi EVERGETE creduto Lagide
 
 CANDACE
530Qual più degno olocausto ad un tiranno
 che un suo figlio svenato
 per suo comando? O mio felice inganno.
 EVERGETE
 Reina, un Evergete
 devi a l’Egitto; Aulete
535se ne usurpa il gran nome e te ne appella
 in testimon; me pure
 tale dicesti; or qual di noi sen vanta
 ingiustamente?
 CANDACE
                                Questi
 del geloso amor mio
540fu l’illustre consiglio;
 dissi Aulete mio figlio
 sino d’allor che il traditor Tilame
 in sua vece svenò d’Agatoclea
 il bambino innocente;
545quegli mi strinsi al sen, quello bagnai
 del pianto che per te gettava il core;
 ed ecco della mia frode felice
 il degno frutto.
 EVERGETE
                              Aulete dunque, o madre,
 ch’è una parte di me, fia che s’usurpi
550una morte non sua?
 CANDACE
                                       Senti qual fasto
 noi diam ne la sua morte
 alla nostra vendetta;
 d’Amasi è figlio Aulete; il padre istesso
 sia il carnefice suo.
 EVERGETE
                                      Qual nuovo orrore?
 CANDACE
555Devi a la tua salvezza
 tutto quel sangue; il devi
 del tuo gran genitor a l’ombra augusta.
 EVERGETE
 Debbo a la mia virtù, debbo a la legge
 d’una sagra amistà, debbo a la gloria
560de le regie mie fasce
 la salvezza d’Aulete;
 rifiuto una corona
 che mi vien da la frode e da la strage
 d’un amico innocente.
 CANDACE
565Innocente tu apelli
 d’un traditore il figlio? E chiami amico
 colui ch’ha ne le vene
 il sangue reo di chi t’uccise il padre?
 EVERGETE
 Non va dal padre al figlio
570de’ paterni delitti
 la turpe eredità; né da me chiede
 il genio d’Aprio una viltà plebea;
 ad Amasi men vado; agli occhi suoi
 il mio gran nome d’Evergete ostento.
 CANDACE
575Ah figlio incauto, pensa,
 pensa meglio a te stesso.
 Previeni il tuo periglio.
 Da un nemico crudel guarditi, o figlio. (Parte)
 EVERGETE
 E dimmi, o madre,
580degno figlio di re. Seguo la luce
 che mi deriva da’ paterni allori
 e vo’ che un atto grande
 il nome mio, la mia memoria onori.
 
    Ah mi sento nelle vene
585il valor del regio sangue;
 mi conosca e cada esangue
 il tiranno traditor.
 
    Vil timore non conviene
 a colui ch’è di re figlio;
590di cimento, di periglio
 non paventa un regio cor.
 
 SCENA VI
 
 Sala terrena con sedia e tavolino con ciò che bisogna per scrivere.
 
 AMASI e TILAME
 
 AMASI
 Tilame, in Evergete
 giust’è che mora il mio spavento; e pure
 io mi sento nel seno un certo affetto,
595sino ad or sconosciuto,
 che lo direi pietà, se questa mai
 potesse penetrar dentro il mio core.
 TILAME
 Signor, vivo Evergete,
 tu vacilli sul trono;
600una pietà importuna è spesso un tarlo
 che rode le corone;
 in Egitto tu regni,
 col mezo d’un delitto;
 scusa signor, ogni delitto è illustre
605s’egli ha per prezzo un regno;
 ora che sua grandezza
 deve a la colpa, è sempre
 la clemenza viltà; muoia Evergete,
 con sensi del tuo core io nol difendo.
610(L’arti del traditor tutte comprendo).
 AMASI
 Muoia dunque Evergete
 ma di publica strage o di secreta?
 Quale consigli tu?
 TILAME
                                    Qual dubbio o sire?
 Colpevole la sua secreta morte
615nel giudizio de’ popoli ti rende,
 la pubblica t’assolve;
 spargasi che s’usurpa
 l’ambizioso Aulete il nome altrui,
 perché acclamato da l’insano grido
620d’Evergete ancor vivo,
 ei volesse balzar sovra il tuo soglio;
 pena di tanto orgoglio
 in pieno dì, ne l’ampio foro ei soffra
 qual traditor la morte;
625e nel felice inganno,
 tu giudichi da re, non da tiranno.
 AMASI
 Al tuo saggio consiglio,
 Tilame, applaudo.
 TILAME
                                    È d’uopo,
 sire, però che da’ tuoi fidi armati
630s’ingombrino le vie
 perché s’accheti e non si speri inulto
 di ciò che osasse il popolar tumulto,
 de le tue guardie istesse...
 AMASI
                                                  Sì mio fido,
 di tutto a te la gran condotta affido.
 TILAME
635Parto e a l’opra m’accingo.
 (La tua sorte, o fellon, in pugno io stringo).
 
    Se a fermar tua regal fede
 veglierà l’alta mia fede,
 sgombri l’alma il rio timor.
 
640   Renderà l’impero e il figlio,
 con la destra e col consiglio,
 fido servo al suo signor.
 
 SCENA VII
 
 AMASI ed EVERGETE creduto Lagide
 
 AMASI
 Vieni Lagide, applaudi
 a la nostra fortuna; idolatrava
645l’Egitto in Evergete
 da la frode materna
 rapito a l’ira mia e riserbato
 a l’orgogliose sue, folli speranze,
 un idolo superbo,
650a cui altro olocausto
 non si dovea che il sangue nostro; il cielo
 vegliò sui nostri casi; un de’ sedotti
 miei vassalli soffrir non puote il suo
 fatal rimorso e nel creduto figlio
655d’Agatoclea m’espose il mio nemico;
 oggi morire ei deve; io qui l’attendo
 per ricever da me la fatal legge;
 ella da te si scriva,
 che sì vil non ti credo,
660che più ti caglia un vano
 carattere d’amico
 che la ragion de la corona e il sacro
 nome di figlio e re.
 EVERGETE
                                      So ciò ch’io debba
 a le mie fascie ed al mio grado; giova
665la morte d’Evergete
 ad Amasi che in trono oggi s’adora;
 ei viva e regni; ed Evergete mora.
 
 SCENA VIII
 
 LAGIDE credute Aulete con guardie e sudetti
 
 LAGIDE
 Mora Evergete! Intrepido riguardo
 tutto l’orror de la mia morte; il solo
670udir che dal tuo labbro, o mio Lagide,
 esca il fatal decreto
 urta la mia fortezza e disinganna
 il fasto mio che si credea maggiore
 d’ogni spavento.
 EVERGETE
                                 Aulete, io non tradisco
675le sacre d’amicizia
 venerabili leggi;
 servo gelosamente
 al mio dovere, a l’ora
 ch’io condanno Evergete e il condannarlo
680solo è degno di me; frena il cordoglio
 già del fatal decreto io segno il foglio. (Va a scrivere)
 AMASI
 Sì, condanni Lagide
 chi balzarlo dal trono avea in disegno.
 LAGIDE
 Scrivi, Lagide, un portentoso esempio
685d’amistà violata
 e con orrore il nostro mondo il vegga. (Dà il foglio ad Amasi e mentre questi il legge, egli va a sedere sotto il baldachino)
 EVERGETE
 Ciò che scrisse Lagide Amasi legga.
 AMASI
 «Con orror de le stelle
 per serbarti quel trono
690in cui ti trasse un parricidio enorme,
 empio tiranno e rio,
 oggi mora Evergete e quel son io».
 Che leggo?
 LAGIDE
                       Ahimé che sento!
 AMASI
 Lagide...
 EVERGETE
                   Eh traditor, prenditi il tuo,
695detestabile nome;
 sono Evergete; sono
 d’Aprio la prole eccelsa,
 il re d’ Egitto, il tuo
 formidabil nemico;
700tale mi espongo al tuo furor, in questa
 prova di mia fortezza,
 empio, ravvisa il grande
 carattere che in fronte
 m’han posto i numi, empio, la fede augusta
705de’ tuoi monarchi; via che tardi, spingi
 contro il tuo re le spade
 di questa che ti cinge orribil schiera
 o sino al più profondo del tuo core
 ribelle, io porterò la mia vendetta;
710eccomi, già ritorno
 ad ingombrar di me la real sede;
 qui vieni traditor e qui mi svena;
 condegna d’Evergete
 a la grande tragedia, ecco la scena.
 AMASI
715Qual sogno! Qual follia!
 LAGIDE
 Grande ma sventurato
 artificio d’amor, caro Lagide,
 s’altra via non avanza
 a la salvezza mia, la bella fronde
720troppo è infelice; eh rendi,
 rendimi il mio gran nome, ho un core anch’io
 che sa soffrir l’aspetto de la parca
 ed ho virtù per spaventarla ancora;
 in me tiranno, in me Evergete mora.
 AMASI
725Ah sì, l’arte ravviso
 d’un’amistà sacrilega; Lagide
 avrà dal padre offeso
 del folle ardir la pena. Aulete intanto,
 od Evergete ei sia,
730alla scure funesta
 d’un carnefice vil porti la testa.
 EVERGETE
 Fermati, o mostro; questo, (Balza dalla sedia e trattiene Amasi che partiva furioso)
 che tu spingi a la morte,
 egli è tuo figlio, a la real Candace
735credilo traditor; essa mel disse.
 LAGIDE
 Anzi per me suo figlio
 testé ella strinse.
 AMASI
                                  Aimé! Veggami tosto
 Candace. (Parte un soldato per chiamar Candace)
 EVERGETE
                     Il grande inganno
 sin da l’ora tessé che tu spingesti
740il feroce Tilame a la mia strage.
 LAGIDE
 Il figlio de l’estinta Agatoclea
 stringeasi al sen per ingannar lo sdegno
 del tuo ministro e me tra i freddi amplessi
 d’Agatoclea lasciò qual vile avanzo
745d’estinta madre.
 AMASI
                                 O cieli!
 LAGIDE
 Va’ felice tiranno,
 del tuo gran figlio ostenta,
 per sua gloria in Lagide,
 la sovrana virtude.
 EVERGETE
                                     Anzi in Aulete
750contro l’ire del cielo e de la terra
 vantati padre ed il tuo asilo afferra.
 
 SCENA IX
 
 CANDACE e sudetti
 
 AMASI
 Vieni, Candace, vieni e a ciò ch’io chiedo
 fedel rispondi.
 CANDACE
                              Chiedi
 qual deve un mio vassallo ed io rispondo.
 EVERGETE
755Madre, parlar tu dei, già tutto intese
 da me il tiran.
 CANDACE
                             Di questo tutto ancora
 il più forse non sa né mai saprallo.
 AMASI
 Di mio figlio che fu?
 CANDACE
                                        Doveva il mio
 giusto furor sagrificarlo a l’ombra
760d’Aprio tradito; e pure
 ei vive, il vedi, il senti e seco parli;
 in Lagide, in Aulete
 cercalo traditor ma il cerchi invano;
 se il chiedi ad essi, una virtù gemella
765forastiera al tuo sangue il suo mentisce;
 se il chiedi a me, gelosamente io guardo
 un segreto fatal da cui dipende
 la vita d’Evergete e il tuo spavento.
 AMASI
 Lagide, Aulete, in voi chi veggo? Veggo
770in Lagide il mio figlio o il mio nemico?
 Il nemico in Aulete od il mio figlio?
 EVERGETE
 In me vedi Evergete,
 vedi il tuo re.
 LAGIDE
                            Vedi in Aulete il figlio
 d’Aprio che tu svenasti e di Candace.
 AMASI
775Reina, o dammi morte o dammi pace.
 CANDACE
 Pace mi chiedi? Aprio mi rendi, o mostro,
 ed io ti rendo il figlio;
 mi chiedi morte! Ah vile,
 l’avrai dal tuo dolor ma col corteggio
780di spasimi, d’orrori e di spaventi.
 AMASI
 Abbraccierò in Lagide...
 EVERGETE
                                              Un tuo nemico.
 AMASI
 Dunque in lui spargerò...
 CANDACE
                                                Forse il tuo sangue.
 AMASI
 Aulete in queste braccia...
 LAGIDE
                                                  Il tuo sovrano?
 AMASI
 Dunque in lui svenerò...
 CANDACE
                                               Forse il tuo figlio.
 AMASI
785Sogno, deliro e non ho più consiglio.
 CANDACE
 Su via che tardi? In cui
 sfoghi lo sdegno? In cui l’amor consoli?
 Scegli fra d’essi il tuo, scegli il mio figlio,
 abbraccia l’uno e l’altro svena.
 AMASI
                                                         Ah donna
790d’ogni sfinge peggior, così schernisci
 l’angoscia mia?
 CANDACE
                               Non tutta
 la veggo ancor, comincia
 solo la mia vendetta;
 hai due serpi nel cor; ma tutto il core
795non è lacero ancor; vuo’ che tel roda
 con l’amor il furore,
 te lo sbranino eterne
 due gelosie crudeli,
 tutto cordoglio sia, pena e tormento,
800timor, odio, furor, ira e spavento.
 
    Anima del cor mio, (Ora verso l’uno, or verso l’altro)
 luce degli occhi miei,
 empio tiranno e rio,
 tu non saprai da me
805qual sia tuo sangue.
 
    A voi con pari amor
 parla di madre il cor;
 scegli col tuo rigor
 chi deve, o traditor,
810cadere esangue.
 
 SCENA X
 
 AMASI, EVERGETE creduto Lagide e LAGIDE creduto Aulete
 
 AMASI
 Lagide il ferro.
 EVERGETE
                              Eccolo. (Gli getta al piede la spada)
 AMASI
                                             Guardie, a voi.
 LAGIDE
 Empio così calpesti
 i dritti di natura,
 in un tuo figlio?
 EVERGETE
                                Aulete,
815di’ del suo re, fellon; trarmi dal seno
 e magnanimo e forte il cor potrai
 ma il mio grande carattere non mai.
 
    Vado a morir costante,
 non mi vedrai tremar;
820non usa vacillar
 la mia costanza.
 
    Fra le sventure tante
 ch’opprimono il mio cor,
 l’intrepido valor
825tutt’altro avvanza.
 
 SCENA XI
 
 AMASI e LAGIDE creduto Aulete
 
 AMASI
 Chiudasi con Lagide
 ne l’ampia rocca Aulete; ivi a consiglio
 chiami il suo fato e l’inimico e il figlio.
 LAGIDE
 Nello sceglier la vittima non erri,
830tiranno, il tuo furor; nel mio Lagide
 il tuo sangue rispetta,
 spargi quello che avanza
 d’Aprio ne le mie vene e omai t’affretta.
 
    Che bel morir contento
835al caro amico appresso
 e col mio sangue ad esso
 la vita riserbar.
 
    Ogni più fier tormento
 in pace soffrirei
840per chi gli affetti miei
 sa tanto meritar.
 
 SCENA XII
 
 AMASI solo
 
 AMASI
 O nimico, o Lagide, o figlio, o Aulete,
 o Candace, o Evergete,
 né padre più né più regnante io sono,
845o vuoto parricidio, o infausto trono.
 
    Confuso m’aggiro,
 non trovo consiglio,
 se spero nel figlio
 nol veggio e tiranno
850ciascuno è con me.
 
    Invano m’adiro
 e intanto il timore
 opprime il mio core,
 più padre non sono,
855son misero re.
 
 Fine dell’atto secondo
 
 Siegue ballo di lavoratori, di schiavi e di nazioni diverse.